AGI - L'emendamento che limita l'archeologia preventiva, inserito nel disegno di legge di bilancio 2026, è "un salto nel vuoto" che "ignora l'esistenza di un patrimonio sommerso e sconosciuto che caratterizza l'intero territorio italiano". Lo afferma l'Associazione Nazionale Archeologi (ANA), che ha lanciato un appello urgente alla 5 Commissione permanente del Senato. Si tratta di "una norma che, se approvata, rischia di azzerare decenni di conquiste nella tutela del patrimonio archeologico nazionale", spiegano gli archeologi, poiché l'archeologia preventiva, ovvero quelle indagini che consentono di sapere se in aree individuate per la costruzione di edifici potrebbero esservi siti di interesse archeologico, si ridurrebbe alle sole opere pubbliche realizzate in aree già vincolate archeologicamente.
"È una scelta che contraddice apertamente la Convenzione Europea per la protezione del patrimonio archeologico, ratificata dall'Italia ed entrata in vigore nel 2015. "Ci troviamo di fronte a una norma che viola gli impegni internazionali assunti dal nostro Paese", sottolinea l'Associazione, esprimendo "viva preoccupazione e sconcerto" per una proposta che "sembra ignorare la realtà del territorio nazionale". L'archeologia preventiva è nata proprio per evitare i blocchi improvvisi dei cantieri e l'esplosione incontrollata dei costi quando emergono ritrovamenti fortuiti, con conseguenze rilevanti anche per le casse pubbliche. . "Riportare le lancette indietro di vent'anni significa aprire la strada a nuovi disastri economici e infrastrutturali", avverte l'Ana.
L'Associazione chiede "con fermezza il ritiro immediato dell'emendamento e propone un'alternativa: estendere invece la tutela ai lavori privati, in piena coerenza con la Convenzione Europea". "La tutela non è un freno: è intelligenza progettuale", recita il documento dell'Ana, e "solo attraverso una corretta pianificazione territoriale preventiva è possibile conciliare le necessita' di sviluppo di comunità e territori con la salvaguardia della nostra memoria collettiva. Un appello che arriva in un momento cruciale per il Paese, mentre si moltiplicano i progetti infrastrutturali legati al Pnrr e alle grandi opere".
La scelta tra tutela e sviluppo, sostiene l'Ana, è un falso dilemma: "Un'archeologia preventiva correttamente e ampiamente applicata - sottolineano gli archeologi - è l'unica garanzia per uno sviluppo infrastrutturale sostenibile che rispetti il patrimonio archeologico ancora sepolto sotto i nostri piedi". Ora la palla passa alla Commissione Bilancio del Senato, chiamata a decidere se accogliere le richieste dell'Ana o procedere con un emendamento che rischia di trasformarsi "in un boomerang economico e culturale per l'Italia".

