Il nodo dell’idoneità professionale
Secondo quanto riportato nel decreto di omologa, l’Agenzia delle Entrate ha rilevato che la dott.ssa Caradonna, incaricata di attestare la fattibilità del piano e la convenienza della proposta per i creditori, non risultava iscritta nell’elenco dei gestori della crisi d’impresa previsto dall’art. 2 lett. o) del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII). Tale iscrizione è condizione necessaria per poter svolgere il ruolo di attestatore, in quanto garantisce una formazione specifica e una verifica delle competenze.
La segnalazione ha messo a rischio l’omologa del concordato, costringendo la società a richiedere una nuova attestazione da parte di un professionista regolarmente iscritto all’elenco. Sebbene la situazione si sia risolta positivamente, l’episodio ha sollevato dubbi e perplessità sul piano tecnico, etico e deontologico.
Deontologia e ruolo pubblico
Il caso assume particolare rilevanza in virtù del profilo pubblico della professionista coinvolta. Quando si ricoprono incarichi istituzionali di rappresentanza, come quello di Presidente di un Ordine professionale, ogni scelta assume un valore simbolico e deve riflettere i principi di trasparenza, competenza e rispetto delle regole. L’iscrizione all’elenco dei gestori della crisi non è un mero adempimento burocratico, ma rappresenta una garanzia per tutti gli attori coinvolti nel processo concorsuale.
Le implicazioni per le imprese
La vicenda evidenzia come la scelta dell’attestatore debba essere guidata da criteri oggettivi di competenza, esperienza e conformità normativa, piuttosto che da considerazioni legate alla notorietà o al prestigio. Affidarsi a figure di rilievo senza verificare il possesso dei requisiti può esporre le imprese a rischi significativi, compromettendo l’intero iter concorsuale e generando potenziali danni economici e reputazionali.
Un richiamo alla coerenza
Alla luce di quanto accaduto, è legittimo interrogarsi sull’opportunità di un intervento da parte dell’Ordine professionale, volto a promuovere maggiore coerenza tra i principi deontologici e le pratiche professionali. La credibilità della categoria passa anche dalla capacità di affrontare con trasparenza episodi che pongono in discussione il rispetto delle regole.
In conclusione, il caso Caradonna rappresenta un’occasione per riflettere sull’importanza della formazione, della competenza e della responsabilità nel ruolo dell’attestatore. La deontologia non può essere solo oggetto di dibattito nei convegni: deve tradursi in comportamenti concreti, soprattutto quando si è chiamati a rappresentare l’eccellenza della professione.
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