Grazia Santapaola, arrestata dai carabinieri del Ros, è cugina del vertice storico della famiglia catanese, Benedetto Santapaola, e moglie di Salvatore Amato, già a capo del gruppo Ottantapalmi, attivo all'interno dei Santapaola-Ercolano. In base alle indagini coordinate dalla procura etnea, l'indagata per il reato di 416 bis, non avrebbe agito semplicemente come moglie e parente di vertici del gruppo criminale, ma avrebbe volutamente rivestito il ruolo di molto più di un'affiliata, esercitando il potere mafioso derivante dalla sua appartenenza alla 'famiglia di sangue'.
Gestione diretta degli affari illegali
Innumerevoli gli episodi che la vedrebbero protagonista nel gestire direttamente gli affari illegali del gruppo mafioso il cui storico vertice resta il marito Turi Amato, al fine di garantire il sostentamento del clan e delle famiglie dei detenuti. In diverse circostanze sarebbe stata proprio Grazia Santapaola la figura autorevole, riconosciuta anche da altre cosche che si è occupata della gestione degli interessi nel centro storico della città (dove il gruppo Ottantapalmi trova la sua naturale collocazione) o della risoluzione di svariate criticità, come il contrasto che ci sarebbe stato con il clan Nardo dove la boss sarebbe intervenuta per la difesa del figlio di Francesco Santapaola, detto 'Ciccio campetto', già reggente della potente famiglia mafiosa e attualmente detenuto.
Conflitti e difesa dell'onore familiare
Dello stesso tenore l'episodio ricostruito dal Ros che avrebbe visto protagonista la stessa Santapaola in aperta contrapposizione con Christian Paternò, già al vertice del clan San Giovanni Galermo, in manette nell'operazione "Ombra", responsabile secondo l'indagata di averle mancato di rispetto. Anche nel conflitto che, nel 2023, vide i Santapaola-Ercolano (in particolare il Gruppo della Stazione) contrapporsi al clan Cappello e che portò al fermo emesso dalla Dda catanese nell'operazione "Leonidi" del Comando provinciale dei carabinieri di Catania, emergerebbe che Grazia Santapaola si sarebbe mossa in difesa dell'onore della famiglia di sangue a seguito della mancanza di rispetto di alcuni esponenti del Gruppo della Stazione nei confronti di familiari.
Insomma, anche sulla base di elementi raccolti dalla Sezione Anticrimine di Catania nel corso di molteplici indagini - in ultimo il procedimento "Mercurio" la cui misura cautelare è stata eseguita a gennaio - l'indagata avrebbe travalicato il ruolo di secondo piano esercitato in passato, per diventare in prima persona portatrice degli interessi dell'associazione difendendone onore, potere e prestigio mafioso.
Il dominio clan Santapaola anche attraverso donne
Il clan Santapaola continua a esercitare un ruolo di comando anche attraverso le figure femminili, un tempo considerate marginali: è quanto emerge dalle indagini dei carabinieri del Ros di Catania che hanno portato all'arresto di Grazia Santapaola. La donna non si sarebbe limitata a essere "moglie o parente" di boss, ma avrebbe avuto un ruolo attivo e decisionale dentro il clan. Grazia è cugina del famigerato capomafia Benedetto Santapaola, storico vertice del clan catanese, ed è sposata con Salvatore Amato - noto come "Turi Amato" - che per anni ha guidato il gruppo "Ottantapalmi", parte dell'organizzazione criminale Santapaola-Ercolano. Le accuse sono pesanti: gli inquirenti sostengono che Grazia abbia gestito "direttamente gli affari illeciti del gruppo mafioso", contribuendo al sostentamento del sodalizio e delle famiglie dei detenuti.
Secondo l'ordinanza, la donna sarebbe riconosciuta come "figura autorevole" non solo all'interno della sua famiglia, ma anche tra altri gruppi mafiosi un segnale chiaro del suo potere decisionale: da controversie con altri clan fino al controllo di attività illecite nel centro storico di Catania. Ricostruzione investigativa che rappresenta una svolta significativa: dimostra come, ancora oggi, le donne possano assumere ruoli di vertice nella criminalità organizzata, non solo come "mogli o madri", ma come attive protagoniste nella gestione del potere mafioso. Un profilo inquietante - quello di Grazia Santapaola - che sfida stereotipi e mostra la rigidità gerarchica, ma anche la fluidità nel ripartire ruoli e responsabilità all'interno di un clan antico come quello dei Santapaola. La misura cautelare punta a indebolire un pezzo centrale dell'organizzazione che ancora oggi controlla parte del tessuto criminale di Catania.

