AGI - Dal 2 agosto 1991 al 30 settembre 2025 sono stati 402 gli scioglimenti di enti localiper infiltrazioni mafiose decisi dal Consiglio dei ministri e promulgati da decreti del presidente della Repubblica: in 34 anni di applicazione della normativa di riferimento, la media è di uno scioglimento al mese. È uno dei dati che emergono dal dossier di Avviso Pubblico 'Il male in Comune' presentato stamane nella sede della Fnsi.
Dopo un picco registrato nel primo triennio di applicazione della legge (1991-1993), con ben 76 scioglimenti, si registra oltre un decennio (1994-2004) con "soli" 61 provvedimenti dissolutori. Dopo un altro aumento registrato nel 2005 (13 decreti di scioglimento), la media torna a diminuire nei successivi sei anni (2006-2011) con 40 provvedimenti complessivi. Dal 2012 a oggi l'andamento si fa sostanzialmente più continuo, con due picchi – il 2012 e il triennio 2017-2019 –, in cui la media supera i 20 scioglimenti l'anno. I governi che hanno adottato il maggior numero di decreti di scioglimento, anche in relazione alla propria effettiva durata, sono stati il governo Gentiloni(38 decreti) e il governo Monti(36 decreti), entrambi esecutivi di fine legislatura e appoggiati da maggioranze trasversali.
Enti locali coinvolti e scioglimenti plurimi
I 402 scioglimenti in questione hanno coinvolto 294 enti locali (288 Comuni e 6 Aziende sanitarie provinciali). I due dati – scioglimenti decretati/enti locali coinvolti – non coincidono per effetto degli scioglimenti plurimi di uno stesso ente, ovvero quelle amministrazioni locali (complessivamente sono 83) che hanno subito due o più scioglimenti dal 1991 a oggi. Nel dettaglio: un ente locale è stato sciolto cinque volte (Marano di Napoli), 22 enti locali sono stati sciolti tre volte, 60 sono stati sciolti due volte e 211 sono stati sciolti una volta. Dal 2010 al 30 settembre scorso le archiviazioni sono state 59.
Annullamenti dei decreti e motivazioni legali
Se la maggioranza delle sentenze ha confermato le scelte in tema di scioglimento dell'amministrazione, ci sono casi (meno del 6% del totale) in cui Tar e Consiglio di Stato hanno disposto l'annullamento dei decreti di scioglimento. Tra le motivazioni principali che conducono i giudici ad annullare lo scioglimento spicca, anzitutto, la considerazione della mancata individuazione degli "elementi univoci, concreti e rilevanti" in grado di dimostrare il collegamento o condizionamento mafioso. I provvedimenti di annullamento dei giudici amministrativi sono stati complessivamente 24.
Concentrazione geografica degli scioglimenti
L'89% degli scioglimenti di enti locali decretati dal '91 a oggi (360) si è verificato in Calabria, Campania e Sicilia. Percentuale che sale al 96% (386) se si considera anche la Puglia. I restanti 16 scioglimenti sono avvenuti nel Lazio (5), Piemonte (3), Liguria (3), Basilicata (2), Lombardia (1), Emilia-Romagna (1) e Valle d'Aosta (1). Tredici le regioni complessivamente coinvolte, anche se le verifiche in Sardegna e Veneto si sono concluse con l'archiviazione. Trentaquattro le province coinvolte su tutto il territorio nazionale.
Province più colpite e dati demografici
In cinque province – Reggio Calabria, Napoli, Caserta, Palermo e Vibo Valentia – si è verificato il 63% degli scioglimenti. Dei 294 enti locali soggetti a scioglimento dal 1991 al 30 settembre 2025, 288 sono Comuni, i restanti 6 sono Aziende sanitarie provinciali. In base ai dati demografici forniti dall'Istat, risulta che il 72% dei Comuni sciolti per mafia dal 1991 aveva una popolazione residente inferiore ai 20mila abitanti, il 51% una popolazione residente inferiore ai 10mila abitanti e il 34% una popolazione residente inferiore ai 5mila abitanti. Appena il 9% dei 288 Comuni sciolti per mafia aveva una popolazione residente superiore ai 50mila abitanti al momento dello scioglimento.

