Perizia Albani, la difesa di Sempio: "Era una pistola fumante, ora è ad acqua"

Scritto il 12/12/2025
da agi

AGI -"Stiamo esaminando la perizia Albani riga per riga, mancano una ventina di pagine e contiamo di chiudere il lavoro oggi". Lo ha detto l'avvocato Liborio Cataliotti, legale di Andrea Sempio, arrivando al laboratorio di Genomica di via Tiburtina, a Roma, dove è in corso l'incidente probatorio sul delitto di Garlasco.

"Su ogni passaggio valutiamo se sia condivisibile al cento per cento, solo in parte oppure se richieda approfondimenti - ha aggiunto - Abbiamo predisposto una serie di richieste di chiarimento, una decina di domande pacate, non polemiche e non finalizzate a ribaltare l'esito della perizia, e oggi completeremo l'elenco".

Cataliotti è poi tornato sulla definizione della consulenza come "pistola ad acqua", spiegando che "quando la prova venne disposta era stata presentata come quella che avrebbe potuto inchiodare l'assassino, la prova dell'ultimo contatto avuto con l'autore del delitto dalla vittima".

"Alla luce degli esiti - ha aggiunto - si è rivelata tutt'altro: con il senno di allora era una pistola fumante, con il senno di oggi è una pistola ad acqua". "Lo ripeto - ha concluso - si tratta di una prova totalmente inutile in una prospettiva d'accusa. Ovviamente non è neppure una prova a difesa: è acqua che scorre sotto i ponti".

Quanto alle richieste di chiarimento alla genetista Albani, Cataliotti ha precisato che riguardano anche la necessità di rendere comprensibili alcuni passaggi tecnici.

"Ci sono termini chiarissimi per un genetista ma non per un giudice popolare di una Corte d'Assise. Chiediamo una spiegazione, una semplificazione, un'interpretazione autentica".

In vista dell'udienza del 18, il difensore ha parlato di uno stato d'animo improntato alla curiosità e alla tranquillità. "L'esito è quello che ci aspettavamo. Non recriminiamo, non ci arrabbiamo e non festeggiamo, perché la scienza non è una materia elastica che si piega alle convenienze".

Cataliotti ha ricordato come, nei diversi passaggi processuali, i periti nominati dai giudici - da De Stefano a Baldi, fino alle valutazioni espresse dal professor Giardina - siano giunti a conclusioni sovrapponibili: reperti misti, non individualizzanti, non in grado di stabilire ne' la natura ne' il momento del contatto.

"Quando una comparazione non può dare un risultato scientificamente certo - ha concluso - non può darlo. E quando un risultato non è consolidato perché mancano le repliche previste dai protocolli scientifici, la Corte di Cassazione è chiarissima: quel dato non vale come prova. E' questo il risultato di questa perizia e questo ci lascia serenissimi, al di la' di ogni esercizio di retorica dei non addetti ai lavori".