"Tutto su mio padre", gli anni di piombo raccontati dai figli delle vittime

Scritto il 21/11/2025
da agi

AGI - “Lei è degno solo di morire ammazzato come un cornuto”. Sbirciando dalla fessura di una porta, un bimbo di sette anni fissa un registratore ed è sorpreso da una voce concitata. Voleva fare uno scherzo (“buuuh”) ai genitori ma poi rientra subito in camera. La notte per Umberto Ambrosoli è insonne.

Tutto su mio padre”, racconta attraverso i ricordi dei loro figli, la vita di tre professionisti esempio dell'impegno civile in Italia, vittime del terrorismo negli anni di piomboGiorgio Ambrosoli, avvocato liquidatore della Banca Privata Italiana ammazzato nel 1979 da un sicario ingaggiato da Sindona; il giudice Vittorio Occorsio, ucciso nel 1976 dal terrorismo nero dopo le inchieste sul gruppo neofascista Ordine Nuovo; l’economista Ezio Tarantelli, assassinato dalle Brigate Rosse nel 1985 quando si stava sempre più affermando nel ruolo di raccordo tra società e Istituzioni.

Il documentario – prodotto da Next Different in collaborazione con Rai Documentari – è stato presentato in anteprima questa mattina in Senato nella sala dell’Istituto Santa Maria in Aquiro. “Essere qui al Senato è un passaggio collettivo di responsabilità”, le parole del direttore di Rai Documentari, Luigi Del Plavignano.

Luca Tarantelli, "un'autobiografia della nazione"

Luca Tarantelli aveva appena compiuto 13 anni quando il 27 marzo 1985 perse suo papà Ezio. “All’inizio ho rimosso. Preferivo non pensarci. Poi dopo anni i primi passi in soffitta dove trovai i documenti con cui ho ricostruito il pensiero e le passioni di un intellettuale libero”. Fino al documentario. “Un prisma - così definisce il processo del racconto - in cui la luce si scompone in tanti altri colori della realtà, oltre al grigio. Infatti per troppi anni quel periodo è stato raccontato solo da ex terroristi”. Gli anni di Piombo sono “l’autobiografia di un’intera nazione” perché le vittime “appartengono a tutte le classi sociali, a tutte le professioni e a tutte le forze politiche”, spiega.

Susanna Occorsio, "rafforzato il senso del dovere" 

Sguardi di intesa tra i protagonisti del documentario. Annuiscono Umberto Ambrosoli e Susanna Occorsio, figlia del magistrato ucciso il 10 luglio 1976, con trentadue colpi di mitra. Quella mattina Susanna era in vacanza al mare, a Santa Marinella ospite della famiglia di un’amica. “C’era mio fratello in casa. Ha sentito una raffica di mitra. Un rumore forte simile ad una saracinesca quando si chiude. Tornai subito a Roma. La rabbia iniziale ha lasciato il posto al dolore e alla malinconia. Ma anche al senso del dovere che si è rafforzato in tutti noi. Questa è la storia di tre uomini coraggiosi che hanno inciso in modo determinante sul sociale”.

Umberto Ambrosoli, "mio papà come un depuratore" 

Pochi giorni prima dell’agguato a Giorgio Ambrosoli, avvenuto l’11 luglio 1979, Umberto era al mare insieme alla famiglia. “Io e mio fratello stavamo pescando. Le nostre lenze si sono ingarbugliate e ricordo la pazienza con cui mio papà riuscì a districare i nodi della bava”. Come fece con la matassa legata agli affari di Michele Sindona. “Un professore - racconta - paragonò mio padre ad un depuratore che avrebbe ripulito il fiume Ticino per permettere a tutti noi di tornare a fare il bagno in acque limpide. È importante coltivare la memoria come gesto di riconoscenza”.

Miguel Gotor, "dal dolore alla conoscenza"

L’obiettivo, spiega lo storico Miguel Gotor, voce di ‘raccordo’ nel documentario, “è stato raccontare il fiore della vita di queste tre figure simbolo della storia italiana. Per trasformare il dolore in memoria e conoscenza”.