AGI - Violenze nelle curve, ma anche il recente attacco al pullman del Pistoia Basket fanno riflettere sulla presenza criminale anche sugli spalti. Ha provato a fare il punto sulla situazione Antonio Ardituro sostituto procuratore nazionale presso la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo intervenendo all’Università LUMSA in occasione del seminario “Le mafie nello sport. Lo sport contro le mafie” organizzato dalla cattedra di Diritto processuale penale per riflettere sulle mafie nello sport e sul ruolo dello sport contro le mafie.
Nelle curve sempre più eversione
“Vi do un altro input di riflessione che attiene non al tema delle mafie, ma delle organizzazioni criminali di matrice eversiva o terroristica, perché noi registriamo sempre più spesso che molte curve sono il luogo della crescita, del proliferare del proselitismo, dell'utilizzazione di alcuni pezzi dei gruppi ultrà per far crescere soprattutto ideologie suprematiste che legano le curve e i movimenti ultrà italiani a movimenti ultrà sovranazionali. La stragrande maggioranza delle curve si esprimono con simbolismi neofascisti e neonazisti, è facilissimo vedere riferimenti alle svastiche” ha detto agli studenti presenti.
“Che cosa possono fare le società? Io credo che ci siano delle cose che possono fare di più le società, delle cose che possono fare di più le istituzioni sportive, delle cose che possono fare di più le istituzioni nazionali. Le società innanzitutto devono dotarsi di meccanismi organizzativi che tengano lontani i tifosi ultrà dal rapporto con le società, con i calciatori, eccetera. È una cosa che si può fare. Per esempio, il meccanismo per cui si riservano tot abbonamenti ai gruppi ultra fuori dai meccanismi di vendita ordinaria, oppure per cui si riservano un tot di biglietti per la finale di Champions a determinate categorie di soggetti che fanno parte della curva, eccetera, eccetera, è un meccanismo criminogeno che aiuta un rapporto distorto tra queste organizzazioni e la società. Oppure meccanismi, come nell'indagine sull'Inter, dove se i biglietti non vengono dati, il capo ultrà alza il telefono, perché ne ha il numero, e chiama l'allenatore dell'Inter per chiedergli di intercedere con la società. È un meccanismo che non va bene, non si crea quel muro, quella barriera di distanza che ci deve essere tra la società".
"Se tu fai l'abbonamento in curva e il posto che ti hanno assegnato è quello dove stanno i gruppi organizzati degli ultrà, tu la non ti puoi sedere. Questa roba qui nel codice penale, si chiama articolo 610: violenza privata. Io ho il biglietto, questo è il mio posto e non mi posso sedere perché tu mi dici che mi devo allontanare in un'altra parte della curva perché questo è il posto dove stanno gli ultrà. Come vedete c'è da fare molto, non è facile perché poi ci sono le reazioni, ma le società possono fare di più, le istituzioni sportive possono fare molto di più perché i regolamenti, perché le sanzioni quando accadono delle cose devono essere effettive e non devono essere perdoniste. - ha aggiunto Ardito - Il calcio non deve essere trattato dalle istituzioni nazionali solo come un problema di ordine pubblico. Noi siamo abituati a trattare lo stadio e l'evento sportivo solo come un problema di ordine pubblico, perché se io tratto l'evento sportivo come un problema di ordine pubblico e non come un problema innanzitutto di legalità, sono due cose diverse la legalità e l'ordine pubblico, affronto la questione soltanto con un obiettivo che non accadano scontri, che non accadano problemi, ma se per non far accadere problemi devo cedere la sovranità dello Stato ai gruppi ultrà sto facendo crescere la cultura del gruppo ultrà che controlla la curva, il territorio e che naturalmente se controlla un luogo così importante diventa obiettivo delle organizzazioni criminali che hanno interesse a mettere i loro avamposti in tutti questi punti”.
La criminalità organizzata infiltrata nelle tifoserie
“C’è un altro tema complesso, che interessa la serie A e la serie B, e che oggi rappresenta un grande problema per il quale il mio ufficio segue queste vicende, quello delle infiltrazioni delle organizzazioni criminali camorristiche nelle tifoserie organizzate e del rapporto tra le tifoserie organizzate e le società di calcio, perché è un doppio livello che bisogna intercettare, che bisogna identificare e che rappresenta veramente il cuore del problema. Abbiamo esempi clamorosi, perché se io vi parlo di Juventus, di Inter, di Milan, di Roma, di Lazio, di Napoli, vi sto parlando del calcio che ci piace quello che vediamo alla domenica sportiva. È proprio questo nostro calcio, però ci ha presentato le infiltrazioni di ‘ndrangheta nelle tifoserie organizzate della Juventus; un processo di appena un anno fa, ha individuato infiltrazioni radicate ai livelli più alti della tifoseria organizzata del Milan e dell'Inter, che sono sfociate in regolamenti di conti con omicidi; le vicende di Diabolik della Lazio. Fenomeni che in passato hanno interessato la tifoseria organizzata del Napoli, di cui mi sono occupato direttamente".
Gli "affari" intorno agli stadi
"Potremmo dire che tutto questo non c’entra con il calcio e le società, purtroppo non è così, perché c'è un rapporto tra le società di calcio e la tifoseria organizzata che molto spesso diventa malato e che consente - in questo c'entrano le società e anche le istituzioni sportive, i regolamenti, le norme che noi utilizziamo - di considerare le curve come un luogo extraterritoriale, dove non c'è la giurisdizione e non c'è il controllo da parte delle organizzazioni dello Stato, sportive, del calcio, delle società, per cui in curva tutto può accadere, le organizzazioni criminali possono controllare fenomeni grossi, perché parliamo di stadi importanti intorno ai quali girano affari: le aree parcheggio, la gestione degli stewart, la concessione dei biglietti e degli abbonamenti ai gruppi organizzati, cioè si crea un filo tra società e tifoserie organizzate che però non sono fatte di tifosi appassionati che cantano i cori e portano le bandiere, ma sono organizzazioni criminali che hanno delle infiltrazioni di carattere mafioso. È questo il cuore di un problema che, vi devo dire la verità, noi stentiamo a far comprendere nella sua rilevanza all'opinione pubblica, al mondo delle istituzioni sportive e forse anche al mondo delle istituzioni in generale. In questo momento, il mio ufficio con tre diverse procure della Repubblica ha ottenuto da tre diversi tribunali che si occupano di misure di prevenzione, provvedimenti di amministrazione giudiziaria di tre società di calcio professionistiche, due militano in serie C, sono il Crotone e il Foggia, una milita in serie B è la Juve Stabia. Il mio ufficio sta continuando a svolgere degli accertamenti anche sui fatti milanesi dell'Inter e del Milan. Ci troviamo di fronte a un fenomeno enorme, ma io sfido voi a sapere che qualcuno si è occupato dal punto di vista del dibattito pubblico di fatti così gravi che stanno accadendo”.
Calcio, ma anche basket
“Molti dei ragionamenti che io ho fatto sui gruppi ultrà e sulle infiltrazioni nel calcio, soprattutto quelli, per esempio, collegati ai movimenti più estremisti, oggi iniziamo a rivederli nel basket, un altro sport che ormai ha una sua tradizione in Italia, ha una sua diffusione, un suo radicamento. Anche nel basket il tempo, purtroppo già lo so, ci porterà su situazioni analoghe a quelle del calcio”.