Difficilmente Allegri sbaglia partite come quella di ieri sera. Così è stato, di fronte all'avvio intenso e aggressivo della Roma, tipico del football di Gasperini, il Milan ha sfruttato contropiede e fortuna che non aiuta soltanto gli audaci ma anche i saggi e prudenti. C'è folla in testa, sei squadre in quattro punti. L'importante non è partecipare ma vincere, lo sa Chivu che ha acciuffato tre punti sofferti, all'ultimo tentativo e su autogol, migliore godimento per il tifoso interista, veleno per i veronesi che già fumavano per il giallo, non rosso, dato a Bisseck dall'arbitro Doveri, al quale spesso salta un apostrofo. L'episodio mi ha fatto ricordare una frase epocale di Angelo Massimino, presidente del Catania che fu, "c'è chi può e chi non può, io può!". L'Inter vince senza strafare ma questo è comune denominatore della serie A, il Napoli, ad esempio, soddisfa Conte perché non ha subìto gol ma senza i numeri di Milinkovic Savic, sui due rigori consecutivi a Lecce e con il Como, chissà quale altro alibi troverebbe il salentino, come Fabregas che vive di riverenze, dicono che il Como giochi un calcio affascinante ma al Maradona la mousse lariana ha portato a due tiri in porta in 90 minuti. Invece la Juventus ha scoperto che, grazie all'inedita accoppiata Brambilla-Spalletti, i punti sono 6 e l'aria da tossica si è fatta pura non ancora purissima, levissima, altissima ma tant'è contano i risultati, come nel caso dell'Inter, per la classifica e per il morale, anche in vista della champions che per i bianconeri, contro lo Sporting Lisbona, diventa una stazione decisiva. Sul binario morto è finita la Fiorentina battuta al Franchi dal Lecce, Stefano Pioli lascia senza memorie la squadra e un club che hanno perso l'anima.