Dall'erba di Trigoria a quella di Church Road. Flavio Cobolli e il sogno di una vita che diventa realtà. Il ragazzo, nato nel 2002 a Firenze, ma romano nell'anima, si era trovato a fare una scelta a 14 anni: giocare a calcio, con la maglia della Roma (squadra del cuore), oppure vestire i panni del tennista nella pratica più individuale e complicata che ci sia nel panorama sportivo? Ha scelto la racchetta con la pallina, nonostante con la sfera più grande tra i piedi ci sapesse fare, essendo un terzino di belle speranze, seguito con interesse da Bruno Conti.
L'ambizione è stata un'altra perché in lui c'è questo sentimento: "Mi piace trovare le soluzioni da solo in campo". Nella realtà calcistica, questa visione non era conciliante in un contesto collettivo, non perché il ragazzo fosse poco propenso a legare, ma per semplice predisposizione. Non è un caso che con Riccardo Calafiori e Edoardo Bove siano nati dei rapporti speciali e soprattutto con quest'ultimo un'amicizia forte, rappresentata dalla presenza ieri nel suo box a seguire l'ottavo di finale a Wimbledon di Flavio, con tutta la famiglia Cobolli e con papà Stefano (ex tennista di buon livello), nel complicato ruolo di coach e genitore. "Ho giocato a calcio fino a 14 anni. Poi ho iniziato col tennis e fino a 16 mi seguivano altri maestri al Parioli. Lui non si è mai intromesso, non mi chiedeva nemmeno cosa facevo agli allenamenti, non interveniva sulla preparazione e la programmazione. Litighiamo tanto, tutti i giorni, ma ci vogliamo anche un gran bene, il nostro è un rapporto odio amore. Da fuori sembriamo matti, ma dentro c'è equilibrio. Lui è una persona molto pacata, che si tiene tutto dentro. Alla fine è scoppiato, ha pianto, si è liberato. E io l'ho capito benissimo, perché sono fatto allo stesso modo", le rivelazioni dell'azzurro.
Già, in quella vittoria di ieri contro Marin Cilic per 6-4 6-4 6-7 7-6 c'è tanto lavoro dietro, in un'annata che l'ha visto trionfare a Bucarest e ad Amburgo e raggiungere sull'erba i quarti dello Slam più importante: "È un giorno che sognavo da quando ero bambino, da quando ho iniziato a giocare a tennis". E poi un aneddoto: "Non sono scaramantico, tranne per una cosa: faccio sempre la doccia nella stessa cabina. Quella sì, è intoccabile (ride). Per il resto no, nemmeno quando vado a riprendere la pallina con cui ho fatto ace. Lo faccio d'istinto". Un personaggio di grande simpatia Cobolli, nominato Admin delle iniziative sui social, interagendo coi suoi colleghi, e costretto a rinviare un appuntamento uno sponsor per giovedì per l'inatteso percorso a Londra. E domani la sfida nei quarti contro l'idolo Novak Djokovic: "Voglio solo godermi il momento, il campo, l'atmosfera, il pubblico e pensare a giocare come ho fatto finora. Punto dopo punto, con il sorriso, pensando solo a me stesso".