Secondo le denunce presentate dalla donna, l’uomo l’avrebbe «maltrattata, molestata e minacciata» durante il periodo di convivenza, durato fino al 2021, anche in presenza della figlia minore, e successivamente avrebbe messo in atto nei suoi confronti «condotte ossessive e persecutorie, seguendola e minacciandola». «È necessario mantenere – ha detto l’avvocato Fabio Tino, difensore di Rosita Gentile – un sano equilibrio tra il diritto di difesa dell’indagato e la sua presunzione di innocenza, che in questa fase va tutelata, senza dimenticare però la tutela della dignità della persona offesa, che va rispettata e non trasformata in carnefice. È triste, invece, assistere, sui social ad un certo tipo di attacchi rivolti alla presunta vittima, tacciata di cercare soltanto una visibilità che, ritengo, nessuno di noi voglia ottenere in questi termini. Specialmente se si considera che non è stata certamente la vittima a richiamare, nel suo racconto pubblico, la famiglia dell’indagato. E questo nonostante l’ostilità della stessa famiglia nei confronti della signora Gentile e la sua relazione con Gregoraci siano state affrontate nel corso dell’incidente probatorio da parte della persona offesa quale movente dei presunti comportamenti aggressivi dell’indagato».
L'articolo Catanzaro, chiesto il processo per il padre di Elisabetta Gregoraci per atti persecutori proviene da Il Fatto di Calabria.